La polpa dentale è un tessuto vivo che si può ammalare fino a perdere la
vitalità. La causa più frequente di ciò è la carie dentale che, nella sua
progressione di scavo all'interno del dente può raggiungere la polpa,
danneggiandola fino alla necrosi. Ma la carie non è l'unico fattore che causa
problemi alla polpa: esistono varie altre possibilità. Il dente può essere posto
in una situazione di masticazione non favorevole, e subire dei traumatismi da
contatto con gli altri denti, a volte in modo così intenso da provocare dapprima
una infiammazione di modesta entità, che può però degenerare in una patologia
non reversibile. Anche una scopertura del colletto del dente (la parte vicino
alla gengiva) può dare ipersensibilità termica che nella forma più grave porta
alla pulpite irreversibile.
a) Sintomi
Quando per un motivo qualunque la polpa di un dente entra in fase di
infiammazione, accade esattamente ciò che accade in altre parti del corpo:
affluisce una maggior quantità di sangue nel tessuto. La particolarità della
polpa dentale è però che questa quantità maggiore di sangue non provoca un
aumento di volume del tessuto, poiché questo non è possibile. La polpa dentale
si trova infatti racchiusa dentro una struttura rigida (le pareti del dente) e
non ha nessuna possibilità di espandersi, così si gonfia al suo interno e
comprime il nervo in modo molto pesante. Questo fatto rende le infiammazioni
della polpa (=pulpiti) estremamente dolorose: il caratteristico mal di denti è
infatti uno dei dolori più forti che si possano sperimentare!
b) Pulpite
La compressione del nervo interno al dente è causa di uno stato doloroso e
sintomo di un problema interno. Entro certi limiti, questa patologia può
assumere forme di lieve entità, e manifestarsi come una elevata sensibilità
termica del dente stesso. In un certo senso, la polpa dentale è in grado di
compensare gli effetti dell'irritazione, ma naturalmente entro certi limiti.
Oltrepassata una data soglia, la polpa non è più in grado di compensare e si
ammala in modo irreversibile.
La polpa inizia ad essere continuamente dolente, genera delle fitte molto
intense ed un dolore di tipo pulsante insopportabile. Arrivati a questo punto,
la polpa non ha più possibilità di recupero e deve essere rimossa: il dente
andrà cioè devitalizzato.
c) Necrosi pulpare
La fase successiva della patologia è la morte cellulare della polpa e la
cessazione delle sue funzioni vitali. A questo punto il dente diventa una specie
di serbatoio di batteri, che ne colonizzano l'interno e sviluppano tossine
pericolose, progredendo verso l'uscita dalla radice attraverso l'apice.
d) Ascesso, Fistola, Granuloma, Cisti
La fuoriuscita dei batteri dall'apice della radice causa un riassorbimento di
un'area ossea attorno all'apice della radice, cioè una cavità nell'osso stesso.
In base alla virulenza dell'infezione, l'osso si può riassorbire fino alla sua
superficie, perforandosi verso l'esterno e facendo gonfiare la gengiva nel
classico ascesso. Questa forma acuta si accompagna a dolore, ed occasionalmente
a febbre, ma può anche limitarsi al solo rigonfiamento. In alcuni casi, la
perforazione si stabilizza e diventa un canale aperto che mette in comunicazione
l'ascesso con la bocca. Questa struttura è la fistola. Il dente può
stabilizzarsi in questo modo anche per anni, senza che la cavità ossea si
ingrandisca, e persino senza che il paziente abbia coscienza della sua presenza.
La fistola infatti, appare spesso come una piccola bollicina che non dà nessun
sintomo e che drena all'esterno il contenuto della cavità ossea mescolandosi
alla saliva e al cibo.
L'ascesso tuttavia è un evento tutto sommato raro: più frequente è il caso
della formazione di una cavità ossea stabile e di natura cronica: il granuloma.
Sebbene a tratti il granuloma possa riacutizzarsi in ascesso, esso è
generalmente fermo. Talvolta il paziente ne prende coscienza per il fatto che il
dente che lo ha generato risulta sensibile alla masticazione ed alla pressione.
Il dolore è caratteristico perché può essere facilmente localizzato.
Granulomi particolarmente stabili e di lunga data, in condizioni fisiche
particolari possono evolvere in Cisti. La cisti si distingue dal granuloma
perché possiede un epitelio periferico che la delimita, e per l'immagine
radiografica dai bordi molto netti. Si suol dire talvolta che l'interno di una
cisti non contenga batteri, tuttavia è un problema relativamente poco
importante. Il fatto veramente notevole è che una cisti purtroppo spesso non
regredisce con la sola asportazione della carica batterica dal dente (cura
canalare) e deve essere asportata chirurgicamente.